Il coniglio Rosicchione


Il coniglietto ha una carota, ma ne vorrebbe molte di più. Illustrazione di Noemi Drogo.

C’era una volta, al margine del prato
un bel coniglietto che, appena nato,
neanche il tempo di venir partorito
incominciò a sentire appetito.

Si mangiò subito, per colazione
ogni carota a disposizione
e non ci fu più, da lì a pochi giorni,
una carota in tutti i dintorni.

Il coniglietto cerca altra verdura, e devasta l'orto. Illustrazione di Noemi Drogo.

Il coniglietto, rimastone a corto
si intrufolò nottetempo in un orto,
e il contadino, quando fu mattina
non trovò intatta neanche una zucchina
per non parlare delle melanzane!
Prese il fucile e andò in cerca di tane,
e scoprì presto che gli orti di tutti
erano stati uno ad uno distrutti.


Seguendo le tracce, poco distante
riuscì a beccare il coniglio in flagrante.
L’avrebbe ucciso, ma poi pensò bene:
«meglio far quello che più mi conviene,
visto che il danno mi va rimborsato
posso rivenderlo vivo al mercato
se poi chi lo compra vuol farlo lesso
sono questioni a cui non mi interesso
».

Ma fu un papà a comprare il coniglio
come sorpresa da fare a suo figlio,
o meglio figlia. Ma ormai poco importa
considerando che adesso è morta.

Andiamo con ordine: la bambina
che aveva problemi di disciplina
fu tanto contenta di quel presente
che all’improvviso divenne obbediente.
«Che nome gli dai?» «Rosicchione» «D’accordo,
gli sta a pennello visto quant’è ingordo
ma se ricordi di dargli la pappa
ti segue ovunque, e di certo non scappa
».

La bambina ritratta insieme al coniglio Rosicchione. Illustrazione di Noemi Drogo.

Così lei gli diede semini e fieno,
controllò il biberon che fosse pieno
e il coniglio, tra tutti quei vizi
le divenne amico. Almeno, agli inizi.

Però crescendo il coniglio si accorse
che il cibo non gli bastava, o forse
il primo seme della sua follia
altro non era se non gelosia,
di certo quella sua fame perenne
era il presagio di quello che avvenne.

Di lì a poco Rosicchione infatti,
un giorno che erano tutti distratti,
a piccoli morsi, facendo piano,
strappò la fodera del divano.
E un’altra volta, che era da solo
le perforò con i denti il lenzuolo.
Presto finì con il prenderci gusto
e ogni vestito, per quanto robusto
calzini, ciabatte, ed altri indumenti
tutto aveva il foro dei denti.

La povera bimba imparò il rammendo,
per evitare che il padre scoprendo
qualche maglione ridotto in matasse
o un orlo disfatto, non si arrabbiasse.

Ora: il coniglio si era già accorto
di essere dalla parte del torto
però seguiva un impulso istintivo:
l’impulso ad essere cattivo
ché se non rosicchia, per sua natura,
gli incisivi crescono a dismisura.
Voleva bene alla sua amica umana
ma lo esprimeva in una forma strana
odi et amo” direbbero a Roma,
ma non tra i conigli senza il diploma.

...poi eccitato dall'emoglobina, salì sbranandole una gambina.
Illustrazione di Noemi Drogo.

Così, esaurito l’abbigliamento
all’improvviso divenne violento
e in una notte di luna crescente
morsicò un piede alla bimba dormiente.

Sentendo i denti staccare la pelle
morse le dita e staccò anche quelle
poi, eccitato dall’emoglobina,
sali sbranandole una gambina
strappando muscoli e legamenti
grazie alla forza dei denti taglienti.
Poi, una volta arrivato al ginocchio,
lo fece saltare con uno scrocchio
si sentì in colpa, ma bando alle angosce
le macellò anche tutte le cosce.

Il letto era zuppo di sangue e saliva
mentre il coniglio la mangiava viva.
Certo la bimba dovette aver male,
a quanto afferma il medico legale.

Chiamava sempre se aveva bisogno,
ma quella volta credette ad un sogno:
nessuno la udì implorare soccorso
almeno fino al penultimo morso.
Forse pensò che avrebbe potuto
spaventare il papà, chiedendo aiuto.

l'intestino ed il colon retto se li succhiò come uno spaghetto. Illustrazione di Noemi Drogo.

Intanto il coniglio, perso il controllo
la rosicchiava giù fino al midollo
e della zona sotto l’ombelico
fece uno scempio che neanche vi dico,
mentre l’intestino ed il colon retto
se li succhiò come uno spaghetto.

Mangiò anche il fegato, indifferente
al fatto che non fa rima con niente.
Risparmiò il pancreas, salì al torace,
assaggiò il cuore e pensò che gli piace
e la carotide, che coincidenza
è una carota con la desinenza.

Le tolse un occhio e con quello la vista,
strappò anche l’altro per farne provvista.
Era satollo arrivato al cervello
ma disse goloso «lo sbocconcello»
sparivano ad ogni morso i pensieri
dall’uno o dall’altro dei due emisferi.

Il coniglietto dorme dopo la carneficina. Illustrazione di Noemi Drogo.

Finita che ebbe la carneficina
si addormentò fino quasi a mattina
per poi accorgersi, al suo risveglio
di non sentirsi niente affatto meglio:
anzi capì che da lì a qualche ora
avrebbe dovuto uccidere ancora
e mai più fermarsi, perché altrimenti
continuerebbero a crescergli i denti.

Il coniglio Rosicchione intento a mangiare se stesso. Illustrazione di Noemi Drogo.

Così gli venne un’idea niente male
per quanto fosse un po’ surreale
aveva mangiato tutto e adesso
non restava che mangiare se stesso.
Si chiuse a palla così da potere
toccarsi la testa con il sedere
poi spalancò la sua bocca in maniera
che la coda vi entrasse tutta intera.

Ci vollero pochi minuti appena
e Rosicchione sparì dalla scena:
al sopraggiungere degli inquirenti
di lui non restava altro che i denti.

L’indagine poi dimostrò con certezza
la sua manifesta colpevolezza
tantopiù che, come poi venne fuori,
aveva ucciso anche i suoi genitori.

Ora qualcuno si chiederà cosa
insegni mai questa storia scabrosa
e qualcun altro ammetterà, penso
di non averne colto bene il senso.

È una metafora dell’ambizione
che spesso fagocita le persone?
O una parabola un po’ qualunquista
da leggersi in chiave ecologista?
È il contrappasso, per dirla con Dante
per il carnivoro perseverante,
o viceversa era l’ennesimo
attacco cinico al veganesimo?
Potrebbe essere la descrizione
dei tragici effetti della passione

Come volete. Perché il mio intento
non era dare un insegnamento
ma raccontarvi una storia vera


una notizia di cronaca nera.


Questa sfiaba è stata illustrata da Noemi Drogo. Noemi è un medico con un talento per la fotografia e una passione per l’illustrazione.

Come mai ha illustrato una sfiaba? Semplice: perché ha risposto all’appello. Se sei un’illustratore e hai piacere, scrivi a corrado@dimenticandofrancesca.it. Prima o poi arriverà la tua Sfiaba!

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