Due al prezzo di uno. Un’offerta per avvicinare i leghisti alla cultura

Avvertenza: in questo post ci sono quasi solo cose che già sai.

Per esempio sai benissimo che oltre un anno fa il Museo Egizio di Torino ha lanciato la campagna “Fortunato chi parla arabo”, per offrire due biglietti al prezzo di uno ai cittadini di lingua araba. Se ne è parlato tantissimo. Non ne era al corrente però Andrea Crippa, leader dei Giovani Padani, che il 17 gennaio scorso ha pubblicato un video in cui chiama il Museo Egizio protestando contro questa misura scandalosa e invitando le persone a telefonare al museo per chiedere ragioni. Perché gli arabi sì e noi no? Certo, la risposta è ovvia, ma Crippa evidentemente non la sa, quindi proviamo a spiegarglielo:

1- E’ un’agevolazione per una fascia con scarsa disponibilità economica. Da sempre in ogni istituto culturale e non solo si praticano riduzioni per le fasce considerate economicamente deboli, come anziani, giovani ecc. Anche all’Egizio sotto i 18 anni si paga meno. Non molti finora si erano ricordati che tra le fasce economicamente deboli ci sono anche gli immigrati, ma per fortuna la direzione dell’Egizio ha una memoria migliore della media. Certo, non tutti gli arabi sono poveri, ma nemmeno tutti i pensionati o i ragazzi: ragionare per “fasce di pubblico” è quanto di meglio si possa fare.

2- E’ un’iniziativa didattica volta a portare al Museo persone che non ne fruiscono abitualmente, e che vengono introdotte a modalità di apprendimento, contenuti, strategie, approcci, occasioni di socialità, ecc.. che in molti casi per loro si rivelano nuovi (almeno nel nostro paese) e che possono produrre cultura e riflessione. Per la stessa ragione l’Egizio pratica riduzioni per le scuole, e moltissimi musei ed enti culturali dedicano particolari iniziative alla formazione continua degli adulti. Per gli stranieri esistono molte occasioni formative dedicate proprio a fornire loro strumenti utili per vivere e comunicare nel nuovo ambiente.

3- E’ un’iniziativa mirata che va di pari passo con la creazione di percorsi in lingua araba, una delle lingue più parlate in Italia e nel mondo (quindi fondamentale per un museo internazionale), oltre che la lingua ufficiale dell’Egitto. E chi meglio dei madrelingua arabi può valorizzare e testare percorsi in arabo su contenuti di cultura araba? Insomma, il museo dedica un’offerta a persone che in qualche modo sono “esperte in materia”. Per lo stesso motivo entrano gratis i giornalisti e i professionisti iscritti all’ICOM (International Council of Museums). I leghisti obiettano che il museo si basa sulla carta di identità e non è detto che un arabo conosca la lingua e la cultura araba. E su questo hanno ragione. D’altronde chi meglio di loro sa che non basta aver scritto “Italiano” sui documenti per conoscere la nostra lingua e conoscere la nostra cultura…

4 – E’ un’iniziativa di marketing. Lo dimostra il fatto che non si regalano biglietti, ma si fa un 2×1. Significa che se vieni solo paghi, se vieni in due paghi la metà. Metodo nemmeno troppo originale per attirare pubblico pagante e fare incasso a fronte di un costo basso (visto che si offre un bene immateriale). Rivolgersi alle persone di lingua araba significa rivolgersi a un target di quasi 35.000 persone nella sola provincia di Torino, oltre settecentomila in Italia e 600 milioni nel mondo. Decisamente un bel bacino, per di più abbastanza poco abituato a vedersi chiamare in causa direttamente nelle iniziative culturali italiane. Più o meno per la stessa ragione a San Valentino le coppie entrano all’Egizio pagando un solo biglietto. Discriminazione verso i non innamorati? No, marketing. Anche per gli utenti di Freccia Rossa è stato applicato il 2×1 al museo Egizio. Solo che in questi casi fa meno rumore. Ragione in più per dire che l’iniziativa rivolta alle persone di lingua araba è un’operazione di marketing ancor più riuscita.

5 – E’ una forma di restituzione. C’è stato un periodo nella storia, più o meno dall’Antica Roma fino al fascismo, in cui gli occidentali andavano nelle colonie, raccattavano quello che volevano e se lo portavano qui. E’ così che abbiamo impoverito il resto del mondo, ed è questa in poche parole una delle ragioni per cui in tanti oggi sono costretti a immigrare qui. Basta farsi un giro nelle piazze di Roma per accorgersi quanto dell’antico Egitto e della sua storia è stato portato in Italia. I patrioti della cultura che accusano i francesi di averci rubato il meglio sotto Napoleone, probabilmente sapranno che molto del patrimonio del Museo Egizio è stato portato a Torino da Bernardino Drovetti, console napoleonico di origine piemontese, che operò in Egitto proprio durante l’invasione dei francesi. Un’altra campagna la condusse Schiaparelli, italiano che andò a scavare nell’Egitto dominato dagli inglesi a inizio ‘900. Non diciamo che il patrimonio dell’Egizio sia roba da restituire all’Egitto, per carità: non siamo quei tipi da “ridateci la Gioconda”. Ma dire “abbiamo qui un pezzo della vostra storia, venite a vederlo” è un bell’atto di pace, di scambio, di cultura. Vedi mai che per una volta riusciamo a non farci odiare.

6- E’ un atto di inclusione sociale. Sappiamo bene cosa fanno gli arabi nel tempo libero: ci odiano, si fanno esplodere in luoghi affollati, si godono i nostri migliori hotel, stuprano, spacciano, lapidano adultere, non si integrano. E’ per questo, e non certo per razzismo, che noi non li vogliamo. Salvini l’ha detto pochi giorni fa, proprio sul blog dei Giovani Padani: chi non rispetta la nostra cultura se ne deve andare. Poi appena un museo cerca di coinvolgere gli arabi, di dialogare, di fornire un’occasione di cultura e di integrazione, sono proprio i leghisti a saltare su. Perché agli stranieri gratis e agli italiani no? Per lo stesso motivo per cui non vi verrà offerto gratis un corso di italiano per stranieri o un laboratorio artistico dedicato ai rifugiati.

Tutte ovvietà, dirai tu. Mica tanto, rispondo io, se dopo il video di Andrea Crippa i dipendenti del museo Egizio, che prima erano “pagati da noi” per tenere aperto uno straordinario museo ad arabi, italiani e a un pubblico internazionale, ora sono “pagati da noi” per rispondere continuamente al telefono a gente così poco alfabetizzata da non sapere nulla neppure delle ovvietà di cui sopra.

Dicono che il video di Crippa sia una bufala: quello che risponde pare non sia un operatore del Museo e fornisce informazioni sbagliate (es. la riduzione per gli anziani). Su questo decideranno le indagini, visto che il Museo ha sporto denuncia.

Sicuramente falsa è l’intenzione di Crippa di visitare il museo. Non penso l’abbia mai visitato, come non penso lo conoscano quelli che in queste ore continuano a telefonare a un numero peraltro pubblico da sempre, ma scoperto solo ora sul video in questione. Se si fossero mai interessati al museo (o ai musei in generale) saprebbero già tutto quello che ho scritto, e probabilmente non condividerebbero il video.

Battersi per la cultura e tenersene più lontano possibile; battersi per il crocifisso e poi non andare in Chiesa; difendere la famiglia tradizionale e poi legalizzare i bordelli. E’ qualcosa che mi ha sempre incuriosito. Un po’ come se io, che di capelli manco più l’ombra, rompessi le palle al parrucchiere per avere lo sconto sulle meches.

Quel che è peggio è che se è vero, come dice Crippa, che il museo “lo paghiamo noi”, bisogna considerare che i cittadini di lingua araba lo pagano ancora di più. Non solo versano oltre un miliardo di euro l’anno di tasse, ma vanno a visitare il museo pagando il biglietto (ok, a metà prezzo). I follower di Crippa invece, ammesso che paghino le tasse, non lo visitano e per giunta producono costi (bloccando i centralini con domande dalle risposte ovvie).

E’ questa la vera emergenza del nostro paese. Una zavorra di sottocultura che non ha più neppure vergogna a manifestarsi, che ci impedisce di evolvere economicamente, tecnicamente e socialmente. E proprio a questa emergenza bisognerebbe far fronte, a cominciare da chi, come il museo Egizio, opera nel campo della cultura.

Per questo ecco la proposta, che io per primo cercherò di attuare: 2×1 ai tesserati della Lega Nord.

Libri a metà prezzo. Sconti sui biglietti biglietti per il teatro, il cinema, i musei.

 Non penso verranno. Ma, se verranno, potrebbe essere la volta che imparano qualcosa.

Potrebbe essere l’occasione per la cultura di diventare veramente uno strumento utile alla crescita di questo Paese.

A proposito: se volete fare sapere a Crippa che ne pensate, il numero dei Giovani Padani è 02 6621 1414

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